Musica

Almamediterranea, dieci anni di musica e impegno sociale

Almamediterranea, dieci anni di musica e impegno sociale

La band sarda ci racconta "Sentieri di libertà", il quinto album. Un progetto che fonde musica e impegno sociale per sensibilizzare sui metodi di cura delle patologie psichiche nato in collaborazione con Libera Comunità Terapeutica.

Il 19 maggio è uscito “Sentieri di libertà”, con cui festeggiate dieci anni di attività. Che tipo di album è?

L’album è stato registrato a Cuba, anche se cerchiamo di appoggiarci a ciò che ci ispira. Dato che abbiamo avuto  musicisti cubani, abbiamo voluto far trasparire nel miglior modo possibile l’influenza cubana, quindi quale soluzione migliore di recarci in loco a registrare l’album?. Però troverete anche le sonorità in cui ci sentiamo più a nostro agio, ovvero rock e folk, mantenendo la mescolanza tra stili. Troverete pot pourri anche nei temi, tendiamo a parlare pochissimo d’amore

Come avete lavorato a questo nuovo progetto?

Inizialmente l’idea è nata per scherzo. Collaboriamo da diverso tempo con musicisti cubani, hanno fatto parte del nostro staff per due stagioni. Alla fine della prima erano integrati così bene che abbiamo persino ventilato l’idea di andare a Cuba per terminare il gemellaggio. A Cuba le cose sono molto diverse per i musicisti, in quanto il musicista è una professione ben tutelata, persino più di chi fa il medico. Registrare il disco negli Abdala Studios di L’Avana, in questa atmosfera, è stata un’esperienza unica.

Il nuovo album sostiene l’associazione Libera Comunità Terapeutica, impegnata nella ricerca e nello sviluppo delle terapie alternative nel campo della medicina psichiatrica. Come è nata la vostra collaborazione? 

I ragazzi dell’associazione Libera Comunità Terapeutica, come hai detto, fanno una terapia a base di sport ma è, soprattutto, una terapia di condivisione, in cui l’elemento importante è l’unione di persone accomunate da un’esperienza così dolorosa. Siamo stati ingaggiati per un evento dedicato al trekking e alla salute mentale. Prima del concerto siamo stati informati meglio sull’associazione e le sue attività, abbiamo letto il libro che hanno scritto i ragazzi e, fogliando le pagine, l’emozione è stata fortissima. Il 90 per cento di questi ragazzi sono guariti o in via di guarigione grazie alle iniziative del Dottor Alessandro Coni.

Due canzoni dell'album parlano proprio di psichiatria, di libertà dalla malattia, libertà di vivere dignitosamente. Qual è il percorso di scrittura ma anche emozionale che ha portato alla loro nascita?

Non siamo una band che studia le canzoni a tavolino, quando veniamo ispirati in modo forte le emozioni ci vengono di pancia e, a quel punto. la voglia di scrivere va da sè. La taranta del demente è arrivata da sola, senza nemmeno pensarci. La molla compositiva è stata questa: ognuno di noi ha un problema che lo ha segnato, ognuno di noi,  in cuor suo, ha il suo tormento e ha una piccola parte di follia che riesce a gestire. Chi arriva ai livelli di cura è perché ha una rottura profonda nell’anima. La taranta è una danza agitata, un modo di raccontare a livello sonoro questa condizione interiore.

E’ ancora possibile sensibilizzare le persone attraverso la musica? Voi, da sempre indipendenti e coerenti, quali difficoltà avete incontrato, e tuttora incontrate, nel fare musica in totale libertà?

Assolutamente, con la musica puoi arrivare a tutti e tutto, anche senza parlare la stessa lingua. L’abbiamo testato con mano, soprattutto quando siamo andati a Cuba. Quando l’energia della musica è forte, il messaggio arriva, sempre e comunque.

In “Musica e Poesia”, bellissimo brano del nuovo disco, a chi vi rivolgete?

“Musica e Poesia” racconta della voglia di fare musica. Quando si decide di voler diventare seriamente musicisti, di farla diventare la tua unica e vera professione. Non sei tu che scegli la musica, è la musica che ti richiama, come una vera e propria vocazione.

E nel singolo “Radical chic”? Avete dipinto in musica un ritratto spietato di un’intera generazione di “Sessantottini”, i figli di Marx e della Coca Cola…

E’ una canzone molto giocosa. A differenza di altre canzoni seriose, qui abbiamo voluto solo raccontare una realtà pseudo borghese che si vuole dare un tono. In realtà un po’ tutti siamo radical chic, ognuno ha la sua sfaccettatura. E’ uno stato che stiamo vivendo. Non vogliamo puntare il dito contro niente, ma solo dire a chi ci ascolta “Io racconto questo, tu cosa ne pensi?”

Uscito il disco, dove vi troveremo? Progetti per il futuro?

Innanzitutto siamo presenti su tutte le piattaforme web, mentre come singoli usciranno in rotazione “Disobbedisco” e “La taranta del demente”. Abbiamo una distribuzione indipendente e capillare.
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